GENERALITA'
I mammiferi potrebbero essere più propriamente Piliferi
visto che sono l’unica classe di vertebrati provvista
di peli. La presenza di peli lunghi, paragonabili a quelli
di altre specie, si osserva solo in alcune zone cutanee
(cuoio capelluto, barba, etc.) dove ha un valore piuttosto
ornamentale e di attrazione sessuale piuttosto che protettivo
e comporta evidenti ripercussioni a livello psicologico
e sociale.
Il pelo è un cilindro di cellule cheratinizzate, agglomerate
e cementate tra di loro.
Dopo la nascita esistono due tipi di peli: i primi, detti
terminali, si presentano grossi, lunghi, pigmentali, e
si sviluppano a livello del cuoio capelluto, della barba
nell’uomo, del pube, delle ascelle, sul tronco e sugli
arti, dove sono più radi. Istologicamente hanno un tragitto
dermico profondo e sono provvisti di una ghiandola sebacea
di piccole dimensioni.
I peli del secondo tipo, detti vellus, più sottili, piccoli,
con lunghezza massima di 2 cm, poco pigmentali o scolorati,
sono presenti su tutta la superficie cutanea, comprese
le zone apparentemente calve e quelle in cui sono anche
presenti i peli adulti. Assomigliano alla lanugo fetale,
avendo un follicolo di dimensioni ridotte, a localizzazione
dermica superficiale, e sono sempre associati a una voluminosa
ghiandola sebacea. Una varietà particolare di peli vellus
sono i cosiddetti peli sebacei, presenti sul viso e sulla
parte superiore del tronco e caratterizzati da un largo
e profondo infundibolo, occupato in gran parte da un filamento
seborroico (sebo, lamelle cornee, etc.), con un pelo appena
sviluppato, attorno al quale si osservano diverse ghiandole
sebacee voluminose, che sboccano dentro il canale pilare.
Il follicolo pilifero adulto può iniziare il suo sviluppo
come un pelo vellus e tornare dopo anni a questo stesso
stato, come succede, ad esempio nell’alopecia maschile
androgenetica o nel processo di involuzione senile fisiologica.
Le variazioni nel tipo di pelo sono determinate dalla
costituzione genetica e dallo stato endocrino, con importanti
variazioni regionali. Esistono, inoltre, differenze razziali,
anche se non sostanziali. Ad esempio nei mongoli il diametro
del pelo è più grande e il suo tragitto è verticale, diversamente
dai caucasoidi; i peli dei negroidi sono lanosi e ovali.
Il numero complessivo dei follicoli della superficie cutanea
di un uomo adulto è approssimativamente di 5 milioni,
di cui circa 100.000 si trovano sul cuoio capelluto. Non
esistono differenze numeriche significative dovute al
sesso o alla razza.
Con l’età si nota un’evidente diminuzione dei follicoli
piliferi: tra i 20 e i 30 anni la loro densità media è
di 615/cm2; tra i 30 e i 50 la densità scende a 485/cm2,
e tra gli 80 e i 90 anni è solo di 435/cm2.
Il colore del pelo dipende dalla quantità e distribuzione
della melanina (feomelanina, ossimelanina ed eumelanina)
presente nella sua corteccia. Nei peli biondi i melanociti
bulbari producono pochi melanosomi o melanosomi solo parzialmente
melanizzati. Il pelo bianco contiene poca melanina o ne
manca del tutto. La melanina che colora il pelo rosso
è chimicamente diversa (feomelanina), mentre nei rari
casi di albinismo il difetto riguarda la mancanza di tirosinasi.
Per quanto riguarda la composizione chimica, il pelo risulta
costituito da una cheratina dura, che si differenzia da
quella molle per il maggior contenuto di solfo. La cuticola
e la corteccia del pelo contengono gruppi sulfidrilici
di cisteina, sostituiti, dopo la completa cheratinizzazione,
da ponti bisolfurici di cistina. In genere, l’analisi
biochimica dimostra la presenza di un 65-95% di proteine;
il resto è costituito da acqua, lipidi, vari pigmenti
e oligoelementi come Mg, Al, Ca, Br, Na, K. Tra gli aminoacidi
presenti nelle proteine sono particolarmente abbondanti:
cistina, acido cisteico, prolina, serina e acido glutammico.
EMBRIOLOGIA
I primi abbozzi di differenziazione pilare si osservano
nel feto di 9-10 settimane, nella regione sopracciliare,
sul labbro superiore e sul mento, sotto forma di agglomerati
di cellule epidermiche basali, limitati in basso da un
aggregato di cellule mesenchimali.
La moltiplicazione cellulare di questo germe primario
forma una colonnetta solida che si allunga verso il derma
profondo, con direzione obliqua rispetto all’epidermide.
La sua punta, il bulbo, diventa leggermente concava per
racchiudere una zona allungata di tessuto vasculoconnettivale:
la papilla dermica. Contemporaneamente, le stesse cellule
germinative proliferano verso la superficie cutanea, costituendo
il canale epidermico pilare.
Durante il IV mese dello sviluppo intrauterino, altri
follicoli piliferi primari cominciano a svilupparsi sull’intera
superficie cutanea a eccezione delle palme delle mani,
delle piante dei piedi e del pene.
Dopo la XVI settimana, sulla parte "posteriore" del follicolo,
quella che fa un angolo ottuso con l’epidermide, si formano
tre abbozzi di proliferazione epiteliale: uno inferiore,
rappresentante il punto d’appoggio del muscolo arrettore
del pelo, formazione anatomica indipendente che si sviluppa
da un gruppo di cellule mesenchimali dermiche; uno intermedio,
che da origine alla ghiandola sebacea ed è collegato con
il canale pilare tramite un corto dotto; un terzo abbozzo,
superiore, da cui si sviluppa la ghiandola sudoripara
apocrina che successivamente si distaccherà, per localizzarsi
nel derma profondo.
Il primo rivestimento di peli (lanugine) cade circa un
mese prima della nascita, mentre un secondo rivestimento,
sempre di tipo lanuginoso, si elimina gradualmente durante
i primi 3-4 mesi di vita extrauterina. La sua persistenza
dopo questo termine costituisce una rara genodermatosi,
l’ipertricosi lanuginosa. Si deve ricordare che, al di
fuori dei periodi embrionale e fetale, non si verifica
alcun processo di filogenesi cutanea.
ISTOLOGIA
L’apparato pilosebaceo è composto dal follicolo pilifero,
dal muscolo erettore del pelo, dalla ghiandola sebacea
e dal disco pilare.
Follicolo pilifero
Esaminando la sezione verticale di un follicolo pilifero
dall’alto in basso si osservano 3 segmenti:
a) il segmento superiore costituito da l'infundibolo e
l'istmo
b) il segmento inferiore, che costituisce il resto del
follicolo fino alla sua base.
Da sottolineare che, quello superiore è un segmento fisso,
permanente, mentre la parte inferiore, più profonda, va
incontro a vari cambiamenti strutturali durante il ciclo
fisiologico di crescita. La seguente descrizione anatomica
riguarda il follicolo pilifero nella sua fase di completa
crescita (anagen).
L’infundibulo è un’invaginazione che si estende dall’orificio
follicolare esterno (ostium follicolare) all’ingresso
del dotto della ghiandola sebacea. Da notare che nel suo
tragitto epidermico l’infundibulo è costituito da cellule
annessiali proprie, indipendenti dai cheratinociti normali,
che tappezzano la parte alta del canale pilare (acrotrichium).
L’istmo è zona molto limitata, che scende fino al punto
di inserzione del muscolo pilare;
La zona vitale del follicolo (fig. 2) è rappresentata
dalla sua estremità inferiore, il bulbo, dove si trova
la matrice pilare. Il bulbo limita e racchiude la papilla
dermica, tessuto vasculoconnettivale, ricco in mucopolisaccaridi,
fornito di rare terminazioni nervose e di alcuni melanoci
ti. Le cellule della matrice hanno un nucleo voluminoso
e vescicoloso con un citoplasma intensamente basofilo,
con un indice mitotico molto alto che ha l’equivalente
solo nell’attività moltiplicativa del midollo osseo. Tra
le cellule matriciali si osserva un numero variabile di
melanociti DOPA-positivi, la cui melanina viene trasferita
alle cellule epiteliali vicine con lo stesso meccanismo
esistente a livello dell’epidermide.
Le cellule della matrice bulbare si differenziano in 6
linee separate che subiscono, in modo progressivo, un
processo complesso di cheratinizzazione. Dal centro della
matrice bulbare verso la periferia si molano 3 linee cellulari,
che costituiscono il pelo: il midollo, la corteccia e
la cuticola del pelo ed altri 3 strati concentrici che,
insieme, formano la guaina epiteliale interna (dall’interno
all’esterno: cuticola della guaina, strato di Huxley,
strato di Henle). Al di fuori della guaina epiteliale
interna si trova un’altra formazione epiteliale pluristratifìcata,
denominata guaina epiteliale esterna.
La parte principale del pelo è la corteccia, costituita
da cellule affusolate e serrate tra loro, contenenti macrofibrille,
unità cilindriche da 0,1 a 0,4 mm di diametro, in una
matrice di residui di organuli citoplasmatici, senza granuli
di cheratoialina, come nell’epidermide, o di tricoialina,
come nella guaina epiteliale interna. La corteccia è ricoperta
dalla cuticola del pelo, composta da 5-8 strati di cellule
appiattite che si sovrappongono l’una all’altra dalla
radice fino alla punta. L’ultima componente è il midollo,
presente nel centro del pelo e diffìcilmente individuabile
al microscopio ottico; è presente solo nei peli adulti
e assente nel vellus e nella lanugine. Il pelo, nella
sua parte inferiore, aderisce alla guaina epiteliale interna,
per diventare poi libero nel canale follicolare, a livello
del dotto della ghiandola sebacea e più in alto nell’infundibolo.
Per quanto riguarda la guaina epiteliale interna, essa
è composta, dall’interno all’esterno, da una sua cuticola
della guaina, costituita da un unico strato di cellule
compatte, dallo strato di Huxley, composto da 2-3 piani
cellulari e, infine, dallo strato di Henle, monocellulare.
La cuticola della guaina epiteliale interna è unita intimamente
alle cellule della cuticola del pelo. Tutti e tre gli
strati della guaina epiteliale interna subiscono una stessa
differenziazione, con la formazione di quantità sempre
maggiori di tricoialina e con il contemporaneo appiattimento
delle loro cellule e la scomparsa del nucleo, processo
simile alla cheratinizzazione epidermica. La funzione
primaria della guaina epiteliale interna è di modellare
il pelo all’interno di essa, senza però partecipare anatomicamente
alla sua formazione. Infatti, a livello dell’istmo, la
guaina epiteliale interna scompare.
La guaina epiteliale esterna circonda il pelo come un
manicotto di diversi strati cellulari concentrici e si
continua in alto con l’epidermide. Nella sua parte inferiore,
sotto l’istmo, essa non cheratinizza. Le sue cellule,
ricche di glicogeno, hanno un abbondante citoplasma chiaro
con molti mitocondri. Però, a livello dell’istmo, dopo
che il pelo ha perso il contatto con la guaina epiteliale
interna, si osserva un tipo particolare di cheratinizzazione,
detta trichilemmale, caratterizzata dalla mancanza di
tricoialina. Questa forma di cheratinizzazione particolare
si può osservare anche nella fase catagen del pelo, nelle
cisti pilari, ed in alcuni tumori pilari. Infine, la zona
che circonda l’apertura del follicolo, sopra l’istmo,
ha la stessa struttura e le stesse caratteristiche biochimiche
dell’epidermide.
Alla periferia del follicolo e della guaina epiteliale
esterna, si osserva una membrana basale (membrana vitrea),
omogenea, eosinofìla, PAS-positiva e diastasi-resistente,
più evidente nella sua metà inferiore.
Il follicolo pilifero è circondato da una guaina connettivale
fibrosa, composta da fibre collagene circolari e verticali
con rari fìbroblasti e capillari. Nella sua parte inferiore,
essa non è provvista di fibre elastiche, che compaiono,
invece, con varie fibre nervose, a livello dell’istmo
e della ghiandola sebacea. La presenza di terminazioni
nervose dimostra la partecipazione pilare alla funzione
sensitiva cutanea, specie per gli stimoli meccanici.
Muscolo erettore del pelo
II muscolo erettore del pelo è costituito da un minuscolo
fascette di fibrocellule muscolari lisce, largo 0,1-0,2
mm e lungo fino a 2-3 mm. Si trova, rispetto al pelo,
dallo stesso lato della ghiandola sebacea e si inserisce,
con l’estremità profonda, sulla guaina connettivale del
follicolo pilifero, mentre si ancora, con l’estremità
superficiale, alla rete elastica del corpo papillare del
derma. La contrazione del muscolo arrettore, che è sotto
il controllo della sezione ortosimpatica del sistema nervoso
vegetativo, determina l’erezione del pelo e l’innalzamento
del follicolo, che viene così a sporgere sotto il piano
cutaneo.
Ghiandola sebacea
Le ghiandole sebacee sono presenti su tutta la superficie
cutanea, a eccezione delle palme delle mani e delle piante
dei piedi. La densità è variabile: da 400-900 elementi/cm
sul viso a 50/cm2 sugli arti. Istologicamente le ghiandole
sebacee presentano 1-3 lobuli, che hanno uno strato basale
periferico di cellule appiattite, degli strati intermedi
che vanno progressivamente incontro a lipidizzazione e
strati centrali disintegrati (secrezione olocrina). Il
prodotto finale, il sebo, viene eliminato attraverso il
dotto verso il canale pilare. Il dotto è tappezzato da
un epitelio stratificato con cheratinizzazione similepidermica.
I lobuli che costituiscono le ghiandole sebacee sono circondati
da una sottile capsula fibrosa.
Le ghiandole sebacee sono quasi sempre associate anatomicamente
a un follicolo pilifero, solo di rado sono autonome (ad
es.: granuli di Fordyce delle labbra e della mucosa orale).
Bulge
II disco pilare è un minuscolo organo neuroepiteliale
localizzato nella parte posteriore del follicolo pilifero,
tra V acrotrichium e il muscolo arrettore. È costituito
da un cuscinetto dermico di tessuto connettivale lasso,
molto vascolarizzato e coperto da un’epidermide ispessita
ricca in cellule di Merkel e munita di una fibra nervosa
mielinica che termina alla giunzione dermoepidermica e
sui capillari del derma superficiale. La sua funzione
nell’uomo, a differenza che in molti animali, è poco importante,
probabilmente meccanocettoria. In questi ultimi anni,
il disco pilare è stato particolarmente studiato per la
maggiore attenzione rivolta alla cellula di Merkel e per
la scoperta di un tumore particolare denominato tricodiscoma.
FISIOLOGIAe ciclo di
crescita del follicolo pilifero umano
Il follicolo pilifero si caratterizza per un’attività
di crescita intermittente, con cicli ripetitivi di sviluppo
e fasi di riposo. La prima fase, di crescita (anagen),
è seguita da una seconda fase, involutiva (catagen), e
da una terza, di riposo (telogen), dopo la quale segue
un nuovo ciclo.
Per capire i cambiamenti morfologici che caratterizzano
il ciclo di crescita del follicolo pilifero, si deve aver
presente la sua struttura anatomica, che, come è stata
precedentemente descritta, corrisponde allo stadio del
suo completo sviluppo, o anagen.
Catagen. - È la fase involutiva. Le mitosi, nella
matrice, diminuiscono e poi scompaiono. I melanociti perdono
i loro dendriti e diventano non funzionanti; il bulbo
si accorcia, la guaina epiteliale interna si disintegra
e scompare, mentre la guaina epiteliale esterna si retrae,
presentandosi come un sacco corneificato avvolto attorno
alla parte terminale del pelo, che assomiglia a una clava.
In seguito tutta la parte inferiore del follicolo, situata
sotto l’istmo, si trasforma in una colonna epiteliale
sottile, sotto la quale si trova la papilla dermica. Contemporaneamente
la membrana basale periferica si ispessisce, mentre la
guaina connettivale si assottiglia.
Telogen. - È la fase di riposo. La clava del pelo
con il suo bulbo rimane nel sacco corneificato, mentre
la colonna epiteliale sottostante si accorcia, fino a
diventare un gruppo ridotto di cellule epiteliali indifferenziate,
attaccate alla parte inferiore dello stesso sacco. La
papilla dermica si sposta anch’essa verso l’alto, sempre
a una certa distanza dal bulbo.
Anagen. - È la fase attiva di crescita, in cui
si ricapitolano, in qualche modo, gli eventi della morfogenesi
fetale. In un primo tempo, le cellule situate alla base
del sacco mostrano una notevole attività mitotica e c’è
un contemporaneo aumento dei fìbroblasti della papilla
dermica. In seguito, la parte inferiore del follicolo
si allunga verso il basso, racchiudendo la papilla dermica,
mentre la nuova matrice comincia la sua attività di differenziazione.
Il nuovo pelo emerge poi verso la superfìcie, coesistendo
a volte con il vecchio pelo non ancora de tutto eliminato.
I follicoli presentano cicli di sviluppo non sincroni:
in una zona molto limitata di pelle coesistono follicoli
in differenti fasi del ciclo. Tenendo conto del fatto
che solo il 10-15% dei follicoli sono in ricambio, nella
specie umana la perdita dei peli è difficilmente osservabile,
a differenza che in altri mammiferi. I tre stadi del ciclo
hanno diversa durata a seconda delle zone cutanee: ad
es., nel cuoio capelluto, l’anagen dura 2-5 anni, il catagen
circa 3 settimane ed il telogen 3 mesi. Invece i peli
del resto del corpo hanno un anagen della durata di non
più di 6 mesi e un periodo di riposo approssimativamente
uguale alla fase di attività. Tenendo conto che la popolazione
dei follicoli del cuoio capelluto è di circa 100.000 elementi
(i biondi ne hanno di più, i rossi di meno), si è calcolato
che la caduta giornaliera può arrivare a 100 capelli.
Non si è riusciti a dimostrare nell’uomo un’influenza
stagionale sulla caduta dei capelli.
Il tricogramma permette un certo approccio alla dinamica
complessiva dei cicli follicolari. Con questa tecnica
infatti si esamina un numero sufficiente di peli strappati,
controllando microscopicamente il rapporto esistente tra
peli in anagen e peli in telogen.
La media giornaliera di allungamento del pelo è di 0,35
mm nel cuoio capelluto (di poco maggiore nelle donne).
Gli androgeni aumentano il ritmo di crescita e il calibro
del fusto nelle zone cutanee androgenodipendenti, come
quelle su cui cresce la barba. La tiroxina anticipa l’inizio
dell’anagen nei follicoli in telogen, mentre il cortisone
lo ritarda. Diversi stimoli, meccanici, fisici (radiazioni
U.V.) etc., possono indurre un nuovo anagen nei follicoli
in telogen. Invece, la credenza che il radersi o il tagliarsi
i capelli faccia aumentare la crescita o la robustezza
del capello è priva di dimostrazione scientifica.